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Il Museo del Falegname 1 PDF Stampa E-mail
Scritto da webworks   
giovedì 03 maggio 2007
mjo01 versione italianaUtensili antichi da falegnameria:
una collezione di pezzi dei secoli XVII, XVII, XIX
e dell'inizio del XX.
(Prima Parte)
mjo02 "La voglia di raccogliere utensili antichi e vecchi impiegati in falegnameria è nata in me con la passione del lavoro del falegname... Il lavoro di raccolta e di restauro non finisce mai. Mi capita spesso di trovare nuovi pezzi sconosciuti; la sistemazione anche per questo non è mai definitiva, per questo mi appassiona ancora di più, perché è qualcosa di vivo, che si rinnova sempre, anche con una sola aggiunta. Perché ho fatto e continuo a fare tutto questo? Perché amo il mio lavoro e tutto quello che serve a raccontare la sua storia; perché ho la possibilità di comunicare ad altri, che vorranno visitare il mio Museo, il piacere che provo io nel vedere questi oggetti e nel capire quello che rappresentano: l'ingegno, le fatiche, l'epoca, l'arte e soprattutto l'amore per uno dei mestieri vecchi come l'uomo".
Con queste parole Tino Sana spiegava le ragioni per quali aveva fondato il Museo di Almenno San Bartolomeo, inaugurato ufficialmente il 20 giugno 1987. Noto come il "Museo del falegname", unico in Italia, ma per dimensione e per alcune peculiarità unico al mondo, in realtà è una collezione articolata e complessa, difficile da classificare.

mjo12Potrebbe essere denominato il Museo degli artigiani del legno. Come ogni collezione rispecchia gli interessi, la cultura, la capacità in senso lato del collezionista. E' ancora testimonianza soprattutto di epoche e di luoghi, di usi e di costumi. I quasi quattromila pezzi della collezione sono in prevalenza dei secoli XVII, XVIII, XIX e dell'inizio del XX. Provengono soprattutto dalle regioni del Nord d'Italia. Ogni Museo raconta una storia, quello di Tino Sana ne racconta diverse. Tutte riconducibili alla Storia minore, quella che non appare sui grandi libri di Storia e tanto meno su quelli di Storia dell'arte. Quella mai scritta, ma solo tramandata dalle testimonianze orali e dalle cose che in diversa misura hanno partecipato alla sua costruzione e sono sopravvissute fino a noi. Quella che, perlomeno negli ultimi decenni, si sta cercando di scrivere, a fatica, per tramandare, per non dimenticare, per non disperdere. Ogni oggetto, ogni utensile, ogni macchina diventa una fonte documentaria assai importante, spesso unica, dalla quale attingere notizie utili alla definizione di un capitolo, di un momento, di un procedimento. Anello insostituibile per collegare un prima e un dopo, per giustificare un assunto, per costruire la Storia. La Storia della vita comune, della vita dei campi che si intrecciava con quella delle botteghe artigianali tramite interrelazioni forti. Indissolubili almeno fino alla metà del XIX secolo, quando la gente ha incominciato a lasciare la campagna per la città.

mjo03 Fino all' alba cioè dell'era industriale, vera e propria, di inizio secolo. Le storie del Museo di Almenno riguardano naturalmente e principalmente la lavorazione del legno, la sua trasformazione per finalità e impieghi diversi, per le diverse attività umane: quelle domestiche, quelle agricole, quelle artigianali, quelle culturali, quelle ricreative, quelle sportive, quelle artistiche. Dal taglio dell'albero fino alla sua trasformazione in arredi, in utensili, in macchinari, in modelli, in mezzi di trasporto. Tutto conquistato in tempi lunghi, con energie e applicazioni e fatiche immaginabili, con migliorie piccole ingegnosamente conquistate con l'esperienza e con l'osservazione. Con la sperimentazione. A soddisfare mutamenti assai lenti nel tempo, ponderati, suggeriti dalla ripetizione interminabile di gesti sempre uguali. Perfezionati dalla conoscenza dei segreti, delle tecniche di lavorazione, delle caratteristiche dei diversi materiali, della cultura assimilata lentamente dall'ambiente. Dipendenti da logiche realizzative dettate prevalentemente dalla responsabilità dell'individuo, dall'iniziativa personale, dall'amore e dalla gratificazione, non solo dalla produttività. Tecniche e utensili e macchinari a servizio di attività praticate spesso da un solo operatore o da un solo laboratorio, dove si sedimentavano esperienze, si custodivano le conquiste ed i segreti gelosamente.

mjo04 Laboratori di produzione dove mestiere e arte viaggiavano di pari passo, dove l'operatore o sapeva far di tutto: progettava, decorava, intagliava, dorava, intarsiava, o si perfezionava proprio in una di queste attività mettendosi, come specialista, a servizio, diretto o indiretto, delle altre botteghe. Botteghe dove nascevano gli arredi per la casa, quelli d'uso comune o, assai più impegnativi, per le chiese, per le case ricche, per gli uffici; le botti e le attrezzature in generale per le attività agricole; i carri o calessi; le viole e i violini; le stesse macchine per la lavorazione del legno, le toupies e i torni; le pialle; le cornici intagliate o intarsiate; i serramenti per il casolare di campagna o per l'edificio di prestigio; i parquets.
Botteghe dove persone diverse, diversamente specializzate, confluivano per scambi di opinioni, per consulenze, per realizzare insieme un progetto, un'opera impegnativa. Visitando il Museo, sono tante le letture che possono essere fatte, gli aspetti che possono essere colti.

mjo05 I criteri espositivi, condizionati dalla grande mole del materiale a disposizione, dallo spazio limitato e dalla varietà dei temi, lasciano ampia libertà di approccio al visitatore. I circa 1500 metri quadrati di superficie espositiva propongono una distribuzione di tutto il materiale su due piani, raggruppato per temi omogenei: gli utensili, i macchinari, i prodotti finiti, gli strumenti, o impaginato, entro semplici quinte mobili in vere e proprie botteghe artigiane.
Piano Primo.
A pavimento sono distribuite diverse macchine in legno di inizio secolo, realizzate dalle diverse falegnamerie per uso proprio. Sono la piallatrice, la sega circolare, la toupie, impiegate per le prime lavorazioni, quelle più semplici. Lungo le pareti e al centro della sala fanno orgogliosamente mostra diversi esemplari di TORNI, sempre in legno, alcuni dei quali di notevole pregio ed assai rari. Uno "primitivo" della famiglia Pelaratti della Valle Imagna, detto "tornio a gamba" per il sistema a leva orizzontale con cui imprime il movimento rotatorio al pezzo in lavorazione. Ben conservato è dotato anche di tutte le attrezzature impiegate per la tornitura, appese, come era consuetudine, sulla parete alle spalle dell'operatore. Ancora un "tornio a corda" del XIX secolo, con movimento a pedale e grossa ruota-volano.

mjo06 A snodo con collo d'oca e funzionamento a pedale un bellissimo esemplare del XVII secolo. Un altro, del XIX secolo, a doppio snodo con collo d'oca. L'avvento della meccanizzazione è testimoniato da un albero a trasmissione, posto a parete e capace di azionare in contemporanea diversi torni. Le botteghe allestite su questo piano sono due: quella del falegname e quella dell'intagliatore. La bottega del FALEGNAME è composta, oltre che dal tipico tavolo da lavoro, dai cavalletti, dai martelli, dalle lime e raspe, dal girabacchino, dai pialloni e dalle seghe, dagli attrezzi più comuni.
In un angolo la tipica molatrice a pedale, perlopiù impiegata dagli arrotini che svolgevano la loro attività in botteghe vere e proprie di città o spostandosi di villaggio in villaggio. Alle pareti gli scaffaletti con i barattoli delle vernici e delle polveri all'anilina, l'immancabile quadretto di S. Giuseppe, protettore dei falegnami.

mjo07 L'altra bottega, dell'INTAGLIATORE, è realizzata con materiale tutto appartenuto a Enrico Manzoni, detto "risulì", uno dei più illustri intagliatori-doratori bergamaschi di inizio secolo, autore di assai apprezzate teste di burattini. Sono esposti con le sgorbie e gli scalpelli, con le cesoie e i bedani, alcuni disegni al vero di cornici e decori.
Appesi alle pareti lungo il corridoio, in duplice fila, sono gli utensili per il taglio e il trasporto manuale dei tronchi, per la piallatura, per la tracciatura. Innumerevoli i compassi e le pialle dei secoli XIX e XX, alcuni dei secoli precedenti. Ordinati in bacheche sono i tanti pregiati e curiosi attrezzi di ogni foggia: le pialle, i graffietti, le squadre, i martelli, le pinze stradatrici.

mjo08 Piano Interrato.
All'ingresso è allestita una piccola vecchia OSTERIA, con il banco per la mescita, le mensole con le caraffe bianche e decori azzurri, le "misure piombate", una fisarmonica in legno intarsiato e madreperla. Curiose le due progenitrici delle macchine per il caffé espresso, in ottone e rame. Nello spazio attiguo è sistemato l'arredo tipico di una "CASA DEL CONTADINO" con il tavolo imbandito, con le piattiere e le pentoliere alle pareti, ben fornite di suppellettili, con il girello e l'armadio.
Assai rustica e tutta bergamasca la camera da letto matrimoniale con il letto e la culla ed i comodini e il lavamani e l'inginocchiatoio e il cassettone e l'immancabile effige sacra alla parete. Il primo grande spazio espositivo è riservato agli attrezzi ed ai macchinari del contadino impiegati nei campi o in casa, per i lavori agricoli o domestici o per la trasformazione dei prodotti.

mjo09 Alle pareti una raccolta consistente di zappe, di tagliafieno, di rastrelli, di ventilabri, di gioghi, di porta secchi, di accette, di stadere e bilance, di attrezzi vari per la lavorazione del latte. A pavimento aratri e sarchiatrici, sgranatrici, zangole, misure in legno e ferro per cereali, attrezzature varie. Un'intera parete è occupata dai curiosi molinelli ed arcolai, attrezzi vari per la cardatura e filatura della lana. Singolare il piccolo telaio per la tessitura.
Il secondo spazio è occupato tutto da vere e proprie botteghe artigianali, alcune definite con arredi e attrezzi di diversa provenienza, altre appartenute interamente ad un artigiano ed integralmente esposte.

Testi di CESARE ROTA NODARI - fine Prima Parte.
map MUSEO DEL FALEGNAME
Via Papa Giovanni, 59 24030 Almenno S. Bartolomeo (Bergamo)
tel. 035 / 549198

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Commenti (2)
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28-07-2011 07:40
buon giorno,molto bello,complimenti. 
sono un giovane falegname,con la passione di raccogliere pezzi del proprio lavoro,se avete pezzi in cantina,o non adatti a un museo,io sarei disposto a ritirali ovviamente pagando ,vi ringrazio e saluto andrea
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08-02-2012 13:19
Ing.
Sono ilo figlio di un falegname, ho con me alcuni utensili lasciati da mio padre, i morsetti in ferro battuto sono dei primi anni del secolo scorso. Vorrei consegnare il tutto a qualcuno (ente) che sappia consevare e valorizzare. Grazie.Saluti 
Michele Altomanop
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