Il Museo del Falegname 2
Scritto da webworks   
giovedì 03 maggio 2007
mjo01 versione italiana Utensili antichi da falegnameria:
una collezione di pezzi dei secoli XVII, XVII, XIX
e dell'inizio del XX.
(Seconda Parte)
mjo06 La prima bottega è del CARRADORE o CARRAIO, proveniente da una vecchia e nota famiglia bergamasca che ha prodotto e riparato carri in legno per diverse generazioni. E' la famiglia Ubiali di Mozzo. Il carro risulta essere una delle invenzioni più antiche realizzate in legno a servizio dell'uomo per facilitare i suoi spostamenti e il trasporto delle merci. Originariamente piene, le ruote dei carri si trasformarono in strutture sempre più leggere e più complesse nella realizzazione.

mjo13 I carradori nel 1706 entrarono a far parte della corporazione dei fabbri con i quali condividevano parte dei sistemi di lavorazione. Tra i vari attrezzi e arnesi in mostra alle pareti o a pavimento spiccano quelli classici per la lavorazione del legno e del ferro e, soprattutto, il primitivo bancale per l'assemblaggio dei raggi con i mozzi e con l'assale, con il cerchio. Un esemplare di prestigio del XVII secolo preannuncia la presenza nel Museo anche di una vasta raccolta di carri di foggia e provenienza diversa.

mjo14 La bottega del MAESTRO D'ASCIA o VELAIO, integralmente trasportata da Venezia, propone una serie svariata di attrezzi noti o sconosciuti per la realizzazione di imbarcazioni e di vele di vario tipo, delle quali è esposto anche il modello della struttura di uno scafo, assai esplicativo. Esposti ancora sono i modelli in miniatura di alcuni velieri e di semplici imbarcazioni da pesca. Proveniente da un'industria bergamasca che produceva macchine per fornai e pastifici, la Battagion, è esposto il laboratorio del MODELLISTA, con attrezzi e diversi modelli in legno, che affiancava l'industria per la produzione di prototipi in legno.

mjo16 Geniale la "combinata" in legno capace di fornire diverse prestazioni in contemporanea: con la sega a nastro e circolare, con la piallatrice e la foratrice, con la mola e con la toupie. Un'altra "combinata" assai curiosa è quella della bottega del GABBIAIO, capace di fresare e di bucare le astine di legno e di affilare con la mola gli utensili relativi. Le gabbie in legno, di fattura corrente quelle usate normalmente all'aperto, per la caccia; di disegno e tecnica raffinate quelle impiegate per i canarini, da appendere in casa, sono alle pareti rappresentate da alcuni esemplari fantasiosi.

mjo17Alcuni modelli di zoccoli in legno, quelli invernali con la banda di cuoio completamente chiusa per riparare dal freddo e con possenti chiodature per evitare scivoloni, quelli estivi, più leggeri e con una semplice fascia di cuoio, fanno da fondale alla bottega dello ZOCCOLAIO. Un artigiano dalle origini antichissime, pare addirittura coincidenti con l'avvento dell'Era cristiana, costretto ad abitare nei boschi per poter facilmente reperire la materia prima.
Negli ultimi secoli poche erano le botteghe vere e proprie di questo tipo, poichè quasi tutti i contadini, soprattutto in montagna, producevano in casa, nelle lunghe sere d'inverno: zoccoli, mestoli, manici per gli utensili, rastrelli, cucchiaioni, ciotole e quant'altro era realizzabile in legno ad uso domestico e agricolo. Anche qualche mobile.

mjo19 Molte abitazioni possedevano una sorta di macchina, in dialetto bergamasco chiamata "cavra" per il profilo vagamente simile a quello di una capra. Su questo arnese, seduto a cavalcioni, l'operatore, dopo aver sbozzato il ceppo di legno con l'uso di particolari asce curve ed affilate, procedeva alla realizzazione degli oggetti in maniera più minuta, servendosi di particolari lame a due manici, di sgorbie e di lime. Di diverse fogge e funzioni sono le "cavre" e i tanti arnesi esposti e impiegati anche per la realizzazione delle sedie che molto spesso venivano realizzate nelle case oltre che dai contadini da SEGGIOLAI che operavano a domicilio spostandosi di paese in paese.
Con le forme in legno di diversa misura, con il banchetto tipico e lo sgabello, con i vari attrezzi appesi in bell'ordine, fa timidamente mostra di sè anche una bottega da CALZOLAIO, interessante in questo luogo per i diversi arnesi e le classiche "forme" in legno per modellare le calzature.

mjo21 Questo spazio espositivo si conclude con l'attrezzatura per la lavorazione dell'uva e e per la fabbricazione delle BOTTI e dei TINI. Anche quello dei bottai è un mestiere che ha origini antichissime. Praticato già dai Celti, nel 1410 suoi addetti si sono costituiti in corporazione, con tanto di Statuto, per tutelare una attività assai articolata e complessa. Impegnata nel realizzare un prodotto che aveva largo impiego e uso in diversi settori produttivi: da quello vinicolo a quello caseario, da quello dei trasporti a quello della conservazione, della conciatura. Custode di segreti e procedure sedimentate, acquisite e tramandate gelosamente di padre in figlio.
Molte le pialle concave o lisce, i raschietti, le asce affilatissime, i succhielli, le sgorbie. Le botti si realizzavano prevalentemente con legno di castagno, di rovere o di quercia. Di notevole pregio tre esemplari di torchio in legno per la spremitura delle vinacce, a testimoniare anche i diversi criteri di lavorazione in uso rispettivamente nei secoli XVII, XVIII e XIX.

mjo18 L'ultimo grande spazio è riservato alla esposizione di macchinari e attrezzi vari per la lavorazione del legno ed agli allestimenti di due botteghe. Due mastodontiche segatronchi, con i rispettivi lunghi carrelli, campeggiano in tutto lo spazio espositivo, da sega a nastro e circolare, da toupie, da pialla a spessore da carrelli per il trasporto dei tronchi e, del secolo scorso, una refilatrice per segheria con bancale scorrevole su rulli in legno. La bottega dell'INTARSIATORE, fornisce uno spaccato assai interessante delle tecniche e degli attrezzi per la lavorazione.
Tutto il materiale esposto apparteneva a diversi artigiani operanti nella bassa bergamasca, dove ancora oggi assai praticata è questa attività. Con i disegni puntuali, e alcuni esemplari di decori finiti, con i vari attrezzi per la tracciatura ed il taglio e la tinteggiatura e l'incollaggio, sono in mostra diversi caratteristici esemplari di trafori a pedale e a mano.

mjo20 Proveniente integralmente da Cremona, la capitale per eccellenza dei liutai, la bottega di un maestro LIUTAIO è forse quella che più d'ogni altra suscita curiosità e meraviglia per il fascino evocativo che riesce a sprigionare. Per i rimandi ad un mestiere antico che forse più d'ogni altro meglio coniuga arte e tecnica, accattivante per quel tanto di misterioso che lo circonda, per i segreti e le regole che lo governano, per il fascino che la musica sprigionata dai suoi prodotti continua a suscitare, da secoli.
È un mestiere colto che si percepisce ammirando le dime e i modelli e i minuscoli attrezzi impiegati per le lavorazioni di finitura; quelle delicate, compiute con pialle che sembrano miniature, per asportare piccole, precise porzioni di legno. Sorprendente la presenza di alcune vernici antiche, di fabbricazione inglese, contenute in piccole custodie di vetro.

Il corredo del Museo è anche arricchito da una voluminosa raccolta di tavole, circa 600, d'arredamento, realizzate in gran parte ad acquerello, che costituivano l'archivio-catalogo della famosa e antica industria "Erba" di Mariano Comense.

Testi di CESARE ROTA NODARI
map MUSEO DEL FALEGNAME
Via Papa Giovanni, 59 24030 Almenno S. Bartolomeo (Bergamo)
tel. 035 / 549198
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